Venerina Vicari nasce a Enna dove vive e lavora. Docente di Disegno e Storia dell’Arte presso il Liceo Scientifico di Piazza Armerina, con specializzazione polivalente per alunni diversamente abili. Ha conseguito l’Accademia di Belle Arti  corso di Pittura nel 1990 ed ha  partecipato a diverse mostre di pittura riscuotendo consensi e critiche, lavorando  anche nel  campo della grafica pubblicitaria per importanti ditte. Ha conseguito l’abilitazione  come Guida turistica      abilitata per la regione Sicilia 1999 svolgendo la professione fino ad oggi. Ha ampliato le sue conoscenze professionali conseguendo una Laurea in Restauro ,Recupero e Riqualificazione dell’architettura nel 2008, ed  una Laurea Magistrale in Architettura nel 2014.


Il libro di Venerina

 

La Grotta dei Santi di Enna

di Vito Cardaci. Con questo foglio di presentazione del <<La Grotta dei Santi>> intendiamo sottolineare il duplice scopo della ricerca di Venerina Vicari. Anzitutto essa vuole essere uno strumento di informazione e di collegamento con coloro che nel recente passato hanno mostrato interesse al problema; poi vuole essere una stimolazione per far conoscere a chi di dovere, cittadini e amministratori ennesi, i tesori d’arte (religiosi e culturali) che Enna possiede. Ma la Grotta dei Santi è proprio un <<tesoro>> da rivalutare? L’inclemenza del tempo e il mutare dei gusti, sembrerebbero consigliare di <<lasciar perdere>>; di contro la recente attenzione di alcuni studiosi e il valore in sé degli affreschi bizantini – dipinti sulle nude pareti – sembrerebbero portare a conclusioni positive diverse. Tra questi ultimi s’inserisce il lavoro di Venerina Vicari. Ci piace evidenziare alcuni tratti significativi. Prima di tutto, l’originalità dello studio storico-artistico dotato di interessanti tavole fotografiche, nonché il certosino e lodevole censimento dei monasteri basiliani nella Sicilia normanna, con la loro ubicazione territoriale, e la ricca, utile e coerente bibliografia. Si riaffaccia così l’ipotesi dell’esistenza di una laura basiliana in contrada S. Calogero; laura caratterizzata da un certo numero di celle separate scavate nella roccia e abitate, si suppone, da monaci anacoreti viventi in eremitaggio ( forse i prodromi dell’attuale Monastero di Montesalvo, oppure quale <<imitazione>> degli ingrottati?). Altro tratto significativo della ricerca, forse uno spunto di approfondimento? Ma ci sono più (o no) ricercatori? Se no, perché no?: perché secondo noi manca il coraggio e la fiducia nell’utilizzo dello studio. Ma se pur manca l’interesse religioso, ne sopravanza quello delle radici storiche di una ben individuata comunità, come ad esempio quella di Enna, la cui civiltà si perde nella notte dei tempi. Lo studio ci fa nascere qualche altra riflessione sui rapporti tra i religiosi monastici e la comunità ennese. Si è sempre evidenziato il rapporto che Enna ha avuto con la religione, ( Tempi a Cerere, ad Allah, a Maria Madre di Cristo) e soprattutto il rapporto tra gli ennesi, i basiliani, e con vari ordini monastici. Ma del rapporto degli ordini monastici (fino ai giorni nostri) con Enna, non ne abbiamo notizia. Secondo noi se per un verso Enna ha dato, dall’altro ha ricevuto. Si pensi, ad esempio, al ruolo della religione per aver la stessa <<seminato nel carattere degli ennesi un modello, un codice di comportamento>>; cosa questa che tuttora la fa unica tra le popolazioni degli Erei, tanto che da essi – e lo afferma Cicerone – ha imparato il valore della filosofia intesa quale categoria della tolleranza umana. Enna ha onorato, dunque, sempre il suo <<debito>> – iscritto nei libri dei secoli scorsi – nella maniera più alta. Ospitalità, donazioni, tolleranza, protezione sono state presenti nella coesistenza della vita e delle ragioni dello spirito. Tutto ciò facendo mente al passato. Ma oggi? La religiosità degli Ennesi (e non solo di essi) si è indebolita, motivo per cui i monumenti ( o le stesse laure) vengono trascurati e abbandonati; è così che la <<forbice del debito e dell’avere>> si allarga a vantaggio dei religiosi. Si ha comunque la potenzialità per ripristinare l’equilibrio, atteso che la storia ci dice che sono stati gli ennesi a trarne il maggior vantaggio. La ricerca di Venerina Vicari ci suggerisce questa e altre riflessioni; ciò ci fa ben sperare, essendo basata sul bisogno di <<rilanciare>> la identità storica socio-religiosa-culturale di Enna. Proprio alla cultura bisogna ritornare <<è la cultura a renderci liberi; ed ogni libro stampato è un mattone in più nella costruzione di quell’immenso edificio che è proprio la cultura umana, laddove è possibile trovare le risposte ai nostri problemi e il senso della nostra vita>>. Enna è un’isola – è stato detto da altri – con tutti i vantaggi della riservatezza e di una ben (!) calcolata solitudine; diciamo pure che è un’isola simbolica che aspetta di vedere ricostituiti e rivitalizzati i simboli del suo passato, riguardato però con gli occhi dell’attualità interpretando cioè i segni del tempo con una disponibilità a progettare e ad investire su un futuro nel quale si crede. (Magna civitas, magna solitudine?). Dall’attuale suo isolamento culturale Enna però può uscirne certamente, solo che si voglia dare più credito a giovani studiosi come Venerina Vicari e mi sembra esser questa la strada da percorrere –  al di fuori del nostro sentimento o della nostra passione –  se vogliamo cogliere dal rapporto Enna-religione, l’occasione per saldare il nostro debito che nell’ultimo secolo ripetiamo si è fatto sempre più cospicuo.