Calogero Timpanaro nasce a Palermo nel secolo scorso, anno ’62, vivo dall’età di quattro mesi ad Enna con alterne fortune. Diplomato alle Magistrali, con alterne fortune e sfighe lavoro, da impiegato amministrativo, presso un Ente di formazione professionale. Ho fatto parte di diverse corali polifoniche e unifoniche (in questo caso una) saltabeccando qua e là, a volte contemporaneamente, a volte tornando in quella che avevo lasciato, a volte niente. Ultimamente ho cantato in quella che si esibisce nell’imminenza della Settimana Santa e per il Venerdì Santo, ma Santo non sono e quindi ho smesso anche lì. Ho scritto la mia prima poesia a 23 anni e l’ultima…la devo ancora scrivere, sorella Morte permettendo. Prima di questo libro ho pubblicato su carta da fotocopie una raccolta di versi a sfondo amor/rancoroso nel Dicembre 2012.


Il libro di Calogero

 

le nuvole in testa

di Consuelo Cantaro. La presentazione di un libro è quasi sempre un rituale: l’autore si presenta come uno straniero, un conquistatore, agli astanti, al popolo, ai sacerdoti e ai fedeli, l’autore viene incensato ed unto come nuovo dio della parola e poi …come in un rituale che si conviene, comincia il rito antropofago: ci nutriamo delle carni, in questo caso delle parole, dell’autore nuova divinità e con la guida del sacerdote o della sacerdotessa che presenta la funzione, per gradi ma con bramosia aspettiamo la nostra porzione di cuore, sede e simbolo del coraggio del poeta , o , come direbbe Bobò Coppola, del poetastro! L’autore, quindi, è quasi sempre un conquistatore forte, fiero e sicuro ed il suo cuore infonderà coraggio e forza, pensa il popolo, sarà luce e gloria della nuova terra! Il suo universo letterario diventa vivanda e banchetto per i convitati, il suo mondo è allo scoperto, il suo canto delizia e incanta. Comincia l’evocazione: ogni parola, ogni suono rievoca “mondi lontanissimi” e “orizzonti perduti”.  Ma le parole dei poeti, conquistatori arditi, hanno suoni diversi: ora pressanti come macigni, ora sprezzanti come succo di limone, ora urgenti come un’auto in corsa ora lenti come dovrebbe essere un risveglio, ora pastose come la Nutella tra i denti ora invisibili come tele di ragno. La poesia di Calogero, invece, è piena e leggera, un ossimoro qualcuno direbbe, e invece io dico un miracolo della lingua perché ci vuole forza e delicata accuratezza a cantare la propria anima, a cantare le nuvole, i gatti, il sole e la luna, l’amore e la sete d’amore, l’amicizia, i sogni, la madre, Massimo. Ci vuole tanta energia e tanta leggerezza per superare la noia e la pigrizia, il dolore e lo smarrimento di ogni giorno o di qualche giorno. L’universo poetico di Calogero è un gioco di sogni ribelli, ora saltellanti ora dormienti, ora vividi ora dimenticati. Il suo sogno di vita tra gatti da accudire e parole da pescare è sempre lì come un fiore i     n mezzo all’asfalto o come una “stella arrugginita”. L’universo poetico di Calogero è un bruco che rompe il suo guscio, una farfalla in volo, un cuore di leone che vuol belare, la sua poesia è pronta a farsi acqua a patto che il suo amore sia ragionevolmente   pronto ad essere cioccolato. Mi sento piccola davanti a tanta leggera grandezza, mi sento leggera e di passaggio, mi sento una nuvola venuta fuori dalla sua testa: una nuvola cardinale, in realtà, perché dovrei tenere la rotta di questa presentazione non senza l’emozione di chi ritorna da un passato lontano fatto di gioventù e di scelte di vita. Scelte felici o infelici, ma sempre scelte di vita che possono per un momento, o per qualche anno, allontanarci e renderci miopi o presbiti, a seconda del tempo che abbiamo lasciato passare senza la giusta messa a fuoco. Chissà! I disegni di Ilaria sono fili di nuvole che assumono forme varie: di sogno, di gatto, di occhi, di parole pescate nel cielo, di capelli arruffati, di case e di panni, di acrobati sospesi e di stelline legate ad una nuvola, di gabbiani leggeri e di farfalle aquiloni. Il tratto sottile si fa scarabocchio, universo, gioco e tocco delicato di chi, in punta di piedi, entra nel cuore e   con soffio vitale e leggero sospende il tormento e sussurra ninne nanne all’amico sincero con le nuvole in testa.