Bruno Rindone nacque ad Enna l’1 novembre 1943, da Alfredo Rindone, chirurgo ennese, e Antonietta Sparacia, castelvetranese. Suo padre Alfredo era a sua volta figlio di Edoardo Rindone, lo storico maestro elementare di Enna, e di Enrica Grippaudo. Bruno Rindone crebbe a Palermo, dove suo padre Alfredo esercitava la sua professione, frequentando il liceo classico Giuseppe Garibaldi, ma passava le estati ad Enna, dai nonni. Questa dimestichezza con Enna e il suo ambiente continuo’ anche quando Bruno Rindone si trasferi’ a Milano per studiare chimica all’Universita’. Gli esami della sessione autunnale li preparava ad Enna, nei mesi d’estate. Si laureo’ in Chimica nel 1966. E ad Enna portava la figlia piccola, Micol, per una quindicina di giorni durante le vacanze estive. E cio’ si ripete’ anche con gli altri due figli, Giulia e Giovanni. Intanto Bruno Rindone aveva intrapreso la carriera universitaria come professore di chimica organica presso l’Universita’ di Milano, l’Universita’ di Cagliari, l’Universita’ di Milano-Bicocca, insegnando anche chimica dell’ambiente. Ando’ in pensione allo scoccare del sessantacinquesimo anno di eta’, nel 2009, iscrivendosi al corso di laurea in Lingue e Culture del Mediterraneo e del Medio Oriente dell’Universita’ Ca’ Foscari di Venezia, laureandosi nel 2015. Cio’ gli permise di aggiungere alle lingue indoeuropee che aveva studiato anche lo studio della lingua araba e della lingua turca. La produzione scientifica consiste in piu’ di duecento pubblicazioni su riviste internazionali dotate di referee, in quindici libri, nella partecipazione o nella direzione di progetti finanziati dalla Comunita’ Europea, dal Ministero dell’Universita’ , dalla Fondazione Lombardia per l’Ambiente e da svariati Enti pubblici e Societa’ private. Bruno Rindone ha anche agito come amministratore della sanita’ pubblica a Milano, e, in particolare, e’ stato Presidente del Consiglio di amministrazione dell’Ente Ospedaliero “Istituti Clinici di Perfezionamento” dal 1979 al 1982. E’ stato anche Assessore all’Ambiente per il Comune di Segrate dal 2008 al 2009.
I libri di Bruno
I ricordi di una vita di lavoro come insegnante universitario di chimica organica, come ricercatore nel campo della chimica bioorganica e della chimica ambientale e come viaggiatore in Asia, in America e nel Sahara
Diceva Pirandello: “Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti” E a me e’ capitato di assistere all’incontro tra alcune delle mie maschere, quella narcisistica e quella presuntuosa: Quando narcisismo e presunzione si incontrano….E producono una serie di immagini femminili amate, apprezzate, ammirate. E producono il racconto di quel meraviglioso viaggio nell’ignoto che e’ la ricerca scientifica. E producono l’esibizione in aula durante la lezione, analoga a quella del sacerdote durante la predica e di quella dell’attore durante la recitazione E producono la lista degli studenti che hanno condiviso con me in laboratorio un anno della loro vita e che ricordo con gratitudine immensa! E producono l’emozione dei viaggi alla ricerca dell’uomo e del suo habitat. Parzialmente mi riconciliano con me stesso. Godetevi almeno la musica e le immagini di una vita presenti nel CD allegato!
Lo sviluppo di varie reti di monitoraggio e la realizzazione di numerose campagne di misura ha reso disponibile una grande quantità di dati sull’inquinamento atmosferico registrato nella Regione Lombardia. Questa forte disponibilità di dati rappresenta una grande risorsa di conoscenze che non viene sempre utilizzata al pieno delle potenzialità. E’ noto che, con approcci orientati “al recettore”, si possono ricavare informazioni di grande utilità nella gestione della qualità dell’aria e in particolare nell’impostazione dei piani di risanamento. In questo contesto il presente lavoro, dopo una dettagliata descrizione dei dati attualmente disponibili per la Regione Lombardia, si propone di discutere il ruolo dell’approccio statistico e dell’approccio deterministico nella gestione dell’inquinamento atmosferico.
Fonti importanti di inquinamento sono i processi di combustione del carburante per autotrazione. Con l’introduzione delle benzine con un elevato tasso di idrocarburi aromatici uno di essi, il benzene, deve essere monitorato con grande attenzione, vista la sua accertata cancerogenicita’, bioaccumulabilita’ e stabilita’, Esso inoltre e’ importante nella formazione di ozono troposferico e del danno risultante alla popolazione e ai sistemi agro-forestali. Questo filone di lavoro é andato ad arricchire un capitolo gia’ aperto da tempo: quello riguardante la grande famiglia dei composti aromatici, di cui il benzene fa parte, ma che comprende anche altri composti di grande rilevanza ambientale e di riconosciuto rischio per la salute umana: i policlorobi-fenili (PCB), gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), le policlorodibenzodiossine (PCDD), i policlorodibenzofurani (PCDF)
Il controllo dei reflui gassosi dell’industria e’ una naturale componente degli interventi per il risana mento della qualità dell’aria nelle grandi conurbazioni. In Lombardia, il contributo dei reflui industriali all’inquinamento atmosferico é della stesso ordine di grandezza di quello derivante dal traffico automobilistico. Riesce però difficile affrontare questo problema in maniera sufficientemente rappresentativa se non si possiede un inventario delle emissioni, aggiornato e realistico. Infatti, le modificazioni dei cicli tecnologici, e quindi delle loro emissioni, sono spesso piu’ rapide della frequenza delle campagne di monitoraggio. La parte più complessa di questo problema e’ costituita dalle emissioni dei composti organici volatili (COV). Si calcola che nelle aree piu’ popolate d’Europa il contributo dell’industria all’inquinamento atmosferico da COV sia dell’ordine del 30%, e che gli episodi di smog fotochimico che si registrano in estate siano dovuti per meta’ a COV di origine industriale.
All’inizio del mese di giugno 2014 avviene un fatto importante: un gruppo armato occupa la città di Mosūl , nell’Iraq del Nord, sottraendola all’autorità delle istituzioni della Repubblica Ira chena. Il fatto in sè non sembrerebbe molto diverso da ciò che è avvenuto nello stesso Iraq in tempi recenti. Ad esempio, dopo la prima guerra del Golfo, buona parte del Sud della Repubblica irachena si ribellò all’autorità di Baghdād, di cui era Presidente Saddam Hussein. Seguì una durissima repressione, e la ribellione fu schiacciata. Ma alla presa di Mosūl da parte di questo “nucleo di ribelli” seguì, poco dopo, la dichiarazione di avere istituito, per il momento in parte della Siria del Nord ed in parte dell’Iraq del Nord, una nuova formazione statale, che, pur cambiando nome più di una volta, si autodefiniva “Califfato islamico”. L’argomento di questo lavoro è proprio lo sviluppo temporale dell’espansione di ISIS a seguito della proclamazione dello Stato Islamico. Ne viene studiata la costruzione, come riportata dalla rivista ufficiale “Dābiq”. Essa infatti contiene sezioni dedicate alla legittimità della costruzione del califfato dal punto di vista del dettato coranico e degli hadith. Sempre attraverso la lettura di “Dābiq” ne viene studiata anche la presenza sul territorio conquistato, prendendo in particolare considerazione il suo intervento nel migliorare (o nel peggiorare) le condizioni di vita delle popolazioni che vi dimorano, e la posizione di ISIS nei riguardi delle potenze occidentali e delle formazioni statali medio-orientali. Viene poi esaminata la nascita e l’ascesa di ISIS come vista dal regime siriano e dalle forze di opposizione in Siria, entrando nel complesso rapporto che ha legato la “primavera araba” in Siria alla crescita di forze affiliate ad Al-Qāʿida come Al-Nusra ed alla nascita di ISIS con il contributo delle capacità militari della componente sunnita irachena orfana di Saddam Hussein e del contributo dei “foreign fighters”, provenienti in una certa parte dall’Europa, Francia ed Inghilterra in testa, ma principalmente dai Paesi limitrofi, come Tunisia, Arabia Saudita, Giordania, Turchia, Balcani, Caucaso. Viene infine considerato il rapporto di questa vicenda con la questione aperta dell’autonomia dei popolo curdo, oggi diviso tra quattro Stati: Turchia, Iraq, Siria, Iran.
Caro studente che apri questo libro per la prima volta. Qualunque sia il corso di studi che hai scelto, ti sei avvicinato allo studio scientifico dell’ambiente mosso dalla voglia di imparare le leggi della natura e di utilizzare la scienza per costruire un domani migliore. Hai pensato di riuscire, in questo modo, a dare il tuo contributo personale ad una grande aspirazione di moltissimi uomini: migliorare le condizioni di vita, specialmente dei piu’ poveri, fermando il degrado dell’ambiente terrestre. Caro collega che giudichi questo libro. Perche’ questo sforzo? Sappiamo che nessuna delle discipline tradizionali e’ in grado, da sola, di risolvere il problema della limitatezza delle risorse a fronte della imponenza dei bisogni e della fragilita’ di talune parti del nostro Pianeta. E sappiamo che chi provera’ a imporre l’egemonia di questa o quella materia sulla scienza multidisciplinare che chiamiamo “scienza dell’ambiente” verra’ sconfitto dall’incapacita’ di affrontare i problemi. Sappiamo di essere nella direzione dello sviluppo sostenibile, insieme a quegli uomini coraggiosi che hanno fondato iniziative universitarie e scolastiche nuove su temi multidisciplinari. Evitiamo la fine di Don Ferrante, che nei “Promessi sposi”, non sapendo dire se la peste fosse, aristotelianamente, sostanza o accidente, non prese alcuna iniziativa, e mori’ di peste!
“Nella primavera dell’anno 578 d.C., se foste stati seduti sul promontorio che domina Betlemme, avreste potuto vedere due figure uscire, bastoni in mano, dalle porte del grande monastero di San Teodosio nel deserto. I due si sarebbero diretti verso sud-est, attraverso i deserti della Giudea, in direzione della metropoli portuale di Alessandria, citta’ dall’opulenza leggendaria. Era l’inizio di un viaggio straordinario che avrebbe condotto il monaco Giovanni Mosco ed il suo allievo, Sofronio il Sofista, in un periplo attraverso l’intero mondo bizantino, allo scopo di raccogliere il sapere dei padri del deserto, dei saggi e dei mistici dell’Oriente, prima che il loro mondo si frantumasse ed infine scomparisse.”Cosi’ scrive William Dalrymple, storico e scrittore di origine scozzese. Dice Hans Kung che: “Eusebio racconta, nella sua storia della chiesa fino all’inizio del IV secolo, che la comunita’ primitiva di Gerusalemme giudaico-cristiana, dopo l’esecuzione capitale di Giacomo, il suo capo, e prima delle guerre giudaico-romane del 62 d.C., fosse emigrata e si fosse trasferita a Pella, nella terra del Giordano orientale. Ricerche piu’ recenti hanno riconosciuto questa informazione come credibile, almeno per una parte della comunita’ primitiva”. Con queste comunita’, che si richiamavano a Giacomo e Pietro, praticavano il battesimo nel nome di Gesu’ e la circoncisione, credevano nell’ascensione in cielo di Giacomo, venne in contatto il Profeta Muhammad in occasione dei suoi viaggi commerciali, e ne trasse ispirazione per il suo messaggio profetico. Infatti un manoscritto arabo di ‘Abd al-Gabbar tra il X e l’XI secolo costituisce una elaborazione di un testo giudaico-cristiano del V secolo. Stimolato da queste letture, e dalla considerazione che il modo in cui viene sentita la figura di Abramo da cristiani, musulmani, ebrei e’ uno degli elementi di maggiore unificazione tra essi, sono andato alla ricerca di storie di tolleranza (e anche di storie di intolleranza) interreligiosa, in particolare nella Siria settentrionale. E’ li’ che si ebbe il maggior contatto tra ebraismo, cristianesimo e l’Islam nascente. Ho scelto di parlare della citta’ di Antiochia (oggi Antakya, nella Repubblica turca) spinto dall’accenno che William Dalrymple fa di Frate Domenico, un frate missionario di Modena che custodisce la chiesa cattolica di Antakya, e della sua conoscenza con il sacerdote ortodosso ed con alcuni imam musulmani. Ho scelto di parlare della citta’ di Aleppo come testimonianza di una comunita’ multietnica e multireligiosa oggi sottoposta ad un orrendo massacro.
L’autore, all’eta’ di 18 anni, lasciava per sempre la casa paterna e si trasferiva in una citta’ del nord. Il suo stato d’animo di paura e di sgomento era ben espresso da questa poesia, composta allo scoccare del ventesimo anno di eta’.
Vidi morire
Vidi morire l’acqua li’ nel fiume
E gli alberi afflosciarsi a poco a poco
Ormai senza piu’ vita
Molecole impazzite
Vagavano per l’aria gia’ stremata
Ormai senza piu’ meta
Un bambinello nudo
Cadde gemendo nella via
E si decomponeva
E in mezzo ad una ridda
Di oggetti smozzicati
Stavo a guardare….
E giunto, anzi sopravvissuto, alla paura e allo sgomento, all’eta’ di settantaquattro anni l’autore traccia uno schizzo delle situazioni che ha attraversato e delle persone che ha incontrato. Le ha divise in quattro categorie, che per lui sono le categorie capitali dell’umanita’: una donna, un uomo, noi, Dio, e le ha collocate nella prospettiva che uso’ il grande Edgar Lee Masters per parlare delle persone che aveva conosciuto e che ricordava, ora che erano sepolte nel cimitero sulla collina. Rabbia, dileggio, ma anche ammirazione e amore si palesano nei racconti brevi che costituiscono questo libro. Essi sono pero’ quasi sempre dedicati ai vivi.