Vittorio La Porta, nasce a Tripoli 01-12-1939, figlio di genitori ennesi trasferitisi nel 1925 in Libia, dal 1954 ha frequentato il Liceo classico “Napoleone Colajanni” di Enna ed ha conseguito presso l’Università di Catania la laurea in Scienze Politiche e Sociali. Vive ed opera in Forlì dove ha insegnato Diritto della Navigazione Aerea ed Elementi di economia nell’ Istituto Tecnico Aeronautico Statale “F. Baracca”. Dal 1990 al 2000 è stato preside della S.M.S. intitolata al naturalista forlivese “Zangheri”. Si occupa di ricerche storiche e collabora a riviste culturali regionali.
I libri di Vittorio
Sicilia 1918. Una storia minore – Una storia dei tempi andati. La strada principale attraversa la cittadina da un estremo all’altro e si snoda da est ad ovest come un serpente dalle molte volute collegando alle punte estreme due picchi dai nomi favoleggianti; l’uno detto sacromonte rievoca antichi culti della mitologia preromanica e guarda ad oriente verso la montagna grande, l’altro monsalvato rimanda la memoria ad antichi miti d’oltralpe e costituisce una splendida balconata verso l’interno in direzione sud-ovest. Da quest’ultima prominenza nelle giornate di sereno si può godere la vista dei monti circostanti e volgendo lo sguardo a sud si scorge lo specchio luccicante del lago immerso in una conca verde, una natura arborea interrotta qua e la da macchie rosse, tetti squallidi di un fantomatico villaggio turistico. Ridiscendendo senza fretta dal sacromonte verso il centro in compagnia di alcuni amici, era domenica giorno di festa, don Peppino Mazzolara si trovava a passare dalle parti della chiesa di san Pietro. Tutti indossavano l’abito buono, rigorosamente nero, colletto bianco, cravatta nera e scarpe lucide…
Nell’immediato dopoguerra il nostro passato coloniale è stato raccontato dalle fonti ufficiali in modo unilaterale, descrivendo la conquista italiana nei confronti dei paesi sottomessi come dominio benevolo, umano e generoso, in ciò molto diverso dalle brutali pratiche colonialistiche di altre potenze. Solo a partire dagli anni settanta una nuova generazione di studiosi ha svolto approfondite ricerche basate su fonti archivistiche e memorialistiche (1); esse hanno delineato un quadro attendibile e non di maniera, aperto a considerare anche le ragioni dei vinti. La terra di Romagna che tra la fine dell’ottocento e il primo novecento assistette alla gestazione di robusti movimenti sociali, quello repubblicano di derivazione risorgimentale e quello socialista, diede allora un significativo contributo alla dibattuta questione coloniale, un contributo caratterizzato da una forte opposizione alla guerra di Libia, in controtendenza rispetto all’orientamento dell’opinione pubblica nazionale. Può essere utile allora ripercorrere i motivi per cui, in sede locale, i partiti “popolari” svilupparono una visione critica della colonizzazione contestando in radice le ragioni che spinsero le forze politiche di governo alla conquista della Tripolitania e della Cirenaica…