Mario La Paglia nasce a Enna e risiede per tanti anni nel Villaggio Pergusa. L’ultimo artigiano capace di lavorare le canne per farne cestini o “Cufina”. Racconta: “il 3 settembre ’42 fui chiamato militare di recluta e mi portarono a Saluzzo, al 43° reggimento. Dopo 40 giorni di istruzioni mi portarono in Grecia, direttamente ad Atene. Dopo 3 mesi, mi trasferirono al 42° reggimento di Forlì. Poi sono passato nel battaglione degli Arditi e mi portarono al distaccamento. Dopo l’8 settembre del ’43 sono passato con i partigiani, guidato da una ragazza che si chiamava Sofia, che era nipote del presidente della Grecia, Papandreus Nicolacchi, e così sono arrivato in un paese chiamato Carpitisi, e Sofia mi ha consegnato allo zio che, allora, era tenente dei partigiani; egli, dopo avermi conosciuto bene, mi disse: Tu non puoi combattere per la nostra terra. Ci dobbiamo difendere da soli. – Io armi né ho due e ve ne posso dare una, o il fucile, o la pistola. – – Tu non devi combattere, te ne devi andare nella mia fattoria. Mi sono convinto e sono rimasto a lavorare finché non mi hanno rimpatriato. Ci hanno rimpatriati in più di 5.000. Al ritorno mi portarono a Taranto nei campi di concentramento dove vi erano anche prigionieri inglesi e americani, e dove eravamo considerati delle nullità. Non potevamo andare negli altri campi a trovare i nostri commilitoni con cui eravamo stati rimpatriati perché c’erano sentinelle ad ogni porta di campo. Durante la nostra permanenza in questo campo venne una commissione di ufficiali che voleva sapere dove eravamo stati. Fummo tutti interpellati per avere notizie sulla nostra provenienza.”
Il Libro di Mario