Giuliana Maria Amata nasce a Catania, ma vive da sempre a Enna dove frequenta il Liceo Classico “Napoleone Colajanni” negli anni Novanta, ed è lì che comincia a coltivare la sua passione per la classicità. Dopo la maturità inizia gli studi universitari presso l’ateneo catanese e qualche tempo dopo, grazie a una borsa di studio Erasmus/Socrates, frequenta per un semestre i corsi di Epigrafia, Storia Romana e Latino presso l’Università Ruprecht Karl di Heidelberg in Germania, avendo come docenti i Professori emeriti Hubert Petersmann e Géza Alföldy. Nel 2004 consegue la laurea in Lettere Classiche con indirizzo Archeologico presso l’Università di Catania, laureandosi con il massimo dei voti e la lode, e discutendo una tesi sperimentale sulla divulgazione archeologica, relatrice la Prof.ssa Gabriella Alfieri, ricerca che coniugava le discipline di antichistica con la Storia della Lingua Italiana e le Scienze della Comunicazione. Nel 2008 si specializza in Archeologia Classica, discutendo una tesi in Epigrafia Cultuale, relatore il Prof. Mauro Corsaro. In diversi periodi ha effettuato soggiorni di studio all’estero per ricerche in Linguistica e in Teoria della Comunicazione presso il Dipartimento di Italianistica dell’Università di Helsinki e in Storia dell’Arte Antica e Archeologia Classica ed Ellenistica presso l’Institut National d’Histoire de l’Art di Parigi. Ha partecipato a diversi convegni e seminari scientifici di argomento archeologico che le hanno permesso di aggiornare e ampliare le sue conoscenze nella disciplina. Ha prestato attività tecnico-amministrativa e di sorveglianza archeologica per conto della Soprintendenza ai BB. CC. AA. di Enna. Dal 2005 insegna Lettere alla Scuola Statale di Primo e Secondo Grado. Con Euno Edizioni ha pubblicato «Alcune considerazioni sull’epigrafe onoraria CIL X 7345 dalla colonia di Augusta Himereorum Thermitanorum» (2015) e «Ricerche epigrafiche sul culto demetriaco in Sicilia. I mysteria tra mito, storia ed evidenza archeologica» (2016).
I libri di Giuliana
Il ritrovamento di un’epigrafe onoraria civica dedicata a un illustre concittadino rappresenta sempre una preziosa testimonianza storica. È il caso dell’iscrizione CIL X 7345, interessantissimo documento archeologico, che attesta la rilevanza politica e sociale di Caio Maesio Aquillio Fabio Titiano, console o consolare di Sicilia, e al contempo la fervida vita della colonia romana di Augusta Himereorum Thermitanorum, in un momento storico che però volgeva progressivamente alla decadenza.
Nella ritualità dei Greci di Sicilia i due volti di Demetra sono quelli dell’agricoltura e della legislazione e queste componenti sono intimamente connesse tra loro, grazie alla mediazione e alla promozione politica del culto da parte dei Dinomenidi. In realtà, già dall’età arcaica, specie nelle grandi celebrazioni dei più rappresentativi santuari sicelioti dedicati alla dea, come quello di Bitalemi, era presente anche l’aspetto misterico. È dall’età ellenistica, però, che il culto della dea comincia a prediligere questo messaggio, venendo ad assumere, così, i caratteri di una religiosità misteriosofica di natura quasi esclusivamente privata nella gestione e nella fruizione del culto. Il corpus epigraphicum qui presentato, prima raccolta organica e ragionata delle iscrizioni demetriache di Sicilia, se letto nella sua diacronia e nei messaggi che sottende, rivela che l’isola, a partire dal VI secolo a.C. e fino alla prima età imperiale, aveva a capo del proprio Pantheon la dea Demetra, la dea “veneranda” (II Inno Omerico), nelle forme di un culto greco con finalità agrarie e normative, ma anche forti connotazioni allegoriche di “rito di passaggio”.