Francesco Amata nasce a Troina nel 1944. Nel 1970 si laurea in Filosofia nell’Università di Catania, con il massimo dei voti, la lode e la dignità di stampa, discutendo una Tesi di Storia contemporanea. Soggiorna lungamente a Parigi per una ricerca sull’economia francese negli anni Trenta e sulle origini del Fronte popolare. Sulla base di tali studi, pubblica un saggio sull’agricoltura francese negli anni Venti e un volume sulla Francia dalla crisi del 1929 alla nascita del Fronte popolare. Dal 1971 al 1974 insegna materie letterarie presso Istituti di Scuola Media Inferiore e Superiore. Nel 1972 è Assistente incaricato di Storia del Risorgimento nella Facoltà di Lettere di Catania e dal 1974 diventa Assistente di ruolo presso la cattedra di Storia contemporanea della stessa Facoltà. Dal 7 luglio 1976 fino al 28 luglio 1985 è in aspettativa per mandato parlamentare, essendo stato eletto deputato presso l’Assemblea Regionale Siciliana. Negli anni 1986-1992 è Sindaco della Città di Troina. Nel 1985, rientrato all’Università come professore Associato, viene chiamato dalla Facoltà di Agraria di Catania a tenere l’insegnamento di Storia dell’agricoltura, che ha svolto ininterrottamente fino al 2010. Dal 2006 è Professore ordinario di Storia dell’agricoltura. Nell’ambito della sua lunga attività didattica, oltre a quello di titolarità, ha tenuto diversi altri insegnamenti: Sociologia rurale, Cooperazione ed Associazione in Agricoltura, Politica agraria, Storia delle Scienze e delle Tecniche, Storia dell’ambiente e del paesaggio rurale. È stato responsabile scientifico di progetti di ricerca del CNR e del MURST/MIUR. Il suo impegno scientifico è stato prevalentemente rivolto allo studio e all’approfondimento di argomenti attinenti all’economia e alla politica agraria, con una particolare attenzione per le tematiche storico-economiche e per quelle concernenti le interazioni tra lo sviluppo rurale e le trasformazioni del paesaggio agrario e dell’ambiente. Ha svolto, anche in collaborazione con altri studiosi italiani, un’intensa attività scientifica, che ha interessato vari filoni di ricerca ed è documentata da diverse pubblicazioni di volumi e di saggi su argomenti originali e dalla partecipazione, come relatore, a numerosi convegni, congressi, conferenze e seminari di studio nazionali e internazionali. In varie fasi e per periodi significativi è stato chiamato, in qualità di esperto, a far parte del Gruppo di Supporto Tecnico di diversi Assessori regionali per l’agricoltura e le foreste. Ha svolto molti seminari di studio e corsi di formazione e di specializzazione avanzati promossi da organismi pubblici e privati, nazionali ed internazionali. È socio della Società Italiana di Economia Agraria (SIDEA). Ha partecipato, su nomina rettorale, alle riunioni del “Comitato Nazionale per la storia dello sviluppo scientifico del Mezzogiorno nei 150 anni dall’Unità d’Italia”. Tra i suoi lavori si ricordano: Crisi politica e questione agraria in Sicilia alla vigilia degli anni Ottanta (1979); La Francia dalla crisi del ‘29 al Fronte popolare (1984); I caratteri originari dell’agricoltura e del paesaggio rurale nell’area iblea (1999); L’agricoltura catanese dagli anni Venti alla riforma agraria (2000); La Facoltà di Agraria alle sue origini. Il contesto storico-politico: gli anni 1943-1948 (2001); Alcune riflessioni in tema di rapporti tra Storia dell’agricoltura ed Economia agraria (2002); Le vin dans le contexte socio-économique de la Sicile (2003); Agricoltura e mondo rurale nei circondari di Catania e Siracusa nella seconda metà dell’Ottocento in una monografia inedita di Angelo Nicolosi Gallo (2004); Crisi della politica e governo del territorio in Sicilia (2004); Commenti e valutazioni su uno studio sulla riforma agraria in Italia e gli Stati Uniti (2006); La “vastedda cu’ sammucu” di Troina: influssi e contaminazioni di mito e religione in un piatto tradizionale evocativo della gastronomia siciliana (2007); Il paesaggio del grano e dello zolfo nella Sicilia dell’Inchiesta Jacini. Economia e mondo rurale in una monografia di Giovan Battista Salerno sul Circondario di Piazza Armerina (2008); Per una storia della vite e del vino in Sicilia tra Otto e Novecento (2009); Per una storia dei paesaggi della riforma agraria in Sicilia (2017).
Il libro di Francesco
L’Inchiesta Agraria Jacini ha avuto in Sicilia un riscontro decisamente modesto, considerando che vi furono presentate soltanto otto monografie su un totale nazionale di 174. Tra questi pochi studi, tuttora inediti, ad eccezione di una vecchia pubblicazione su Girgenti del 1881, l’autore di questo volume prende in esame, dandone la trascrizione integrale, quello sul Circondario di Piazza Armerina, scritto nel 1879 da Giovan Battista Salerno, giovane agrimensore di Castrogiovanni, l’odierna Enna. La monografia propone una ricostruzione sufficientemente attenta delle condizioni dell’agricoltura e del mondo rurale di un’area che presentava i caratteri tipici del latifondo siciliano. Ed è partendo dalle pagine del manoscritto di Salerno che Francesco Amata sceglie di andare oltre la mera rilettura critica delle tematiche economico-agrarie e sociali affrontate nel testo e prova a ripercorrere le dinamiche che i diversi segmenti, che compongono il quadro delineato da Salerno, hanno conosciuto nei decenni seguenti. Muovendosi all’interno di questo approccio metodologico, Amata dedica un’attenzione costante a quella che, nel suo schema interpretativo, rappresenta la chiave di lettura essenziale per comprendere appieno le vicende che hanno radicalmente trasformato, tra la fine dell’Ottocento e lungo tutto il Novecento, la fisionomia delle campagne e dei paesi di questo territorio. Si tratta del carattere peculiare che – come viene detto nel volume – «connota quest’area come una sorta di universo monocromatico, nel quale predomina il giallo del grano e dello zolfo e sul quale si è strutturata un’economia di tipo bipolare, che ha rappresentato per molti decenni l’ossatura portante della vita di quella comunità». È dunque all’agricoltura e all’industria dello zolfo, ai loro andamenti ciclici, al loro progressivo indebolirsi e declinare, fino a spegnersi del tutto – com’è avvenuto per l’economia della miniera – è a questo contesto strutturale e alla sua complessa e contrastata evoluzione che bisogna guardare, se si vogliono cogliere le ragioni più profonde che hanno determinato il carattere e la qualità dei grandi processi di cambiamento che si sono registrati in questa significativa porzione della Sicilia interna