Elisabetta Mantegna nasce a Enna nel 1985, si è laureata in lettere moderne presso l’Università degli studi di Catania ed è dottoressa di ricerca in Studi letterari filologici e linguistici presso l’Università di Palermo e di Catania, e in Littérature générale et comparée presso l’Université de Pau et des Pays de l’Adour (France). Dal 2018 al 2021 è stata assegnista di ricerca presso l’Università di Catania e l’Università del Piemonte Orientale per il progetto sul Vocabolario Dinamico Moderno (VoDIM). Autrice di saggi sul Verismo e sull’italiano della divulgazione tecnico scientifica. Attualmente insegna lettere a Milano nella scuola secondaria di primo grado.
Il libro di Elisabetta
La rappresentazione narrativa di luoghi, ambienti e paesaggi nelle due stesure del Mastro-don Gesualdo di Giovanni Verga (1888 e 1889) è analizzata con un approccio che integra al tradizionale approccio diegetico-letterario l’osservazione linguistico-stilistica e tipologico-testuale. A partire dal presupposto storico-critico che nel romanzo moderno lo spazio è il cardine della relazione tra sintassi, lessico d’autore, temi e contenuti, si è costruito e indagato un corpus di un centinaio di inserti descrittivi, consultabile in appendice al presente volume. Raffrontando sinotticamente le soluzioni testuali adottate nelle due edizioni del romanzo, si sono caratterizzate, in base a dati attendibili e oggettivi, le dinamiche di testualizzazione e di strutturazione dei dati spaziali e paesaggistici nel Mastro-don Gesualdo. Le rare enunciazioni teoriche verghiane sono state rapportate alle realizzazioni narrative, e si è appurato come, nel rappresentare la realtà nel secondo romanzo de I Vinti, Verga osservi il mandato zoliano di attagliare le descrizioni alla caratterizzazione ambientale dell’uomo-personaggio, senza tuttavia rinunciare a un descrittivismo liricheggiante e a volte soggettivizzato. L’articolata gamma di strategie sintattico-stilistiche ed elocutive – dal livello minimo di allitterazioni e onomatopee al livello più elevato di anafore, similitudini, antitesi, metonimie – conferma il costante connubio tra grammatica e retorica come cifra stilistica dei capolavori veristi.