Catania (1909 – 1994)

Cenni biografici. Giuseppe Musumeci è ormai una istituzione ad Enna; non c’è ambiente di lavoro o di cultura che non lo conosca. Catanese per nascita, ma ennese per elezione, da oltre 40 anni vi opera con amore e dedizione; gli spetterebbe la cittadinanza “morale” e sarebbe   -secondo- noi un giusto e gratificante riconoscimento. Autodidatta per eccellenza, ha dato alla poesia in dialetto, il meglio di sé; la poesia siciliana ha certo i suoi cantori e tra questi un posto di assoluto decoro lo occupa proprio Giuseppe Musumeci. Il suo grande amore oggi è la poesia come ieri lo è stato il lavoro. La sua originale poesia è semplice com’è semplice la sua natura: estroversa e socializzante; non c’è ambiente, non c’è persona ragguardevole o no che non trovi ospitabilità nel cuore e nei versi di Giuseppe Musumeci. Egli esprime in forma d’arte la propria visione della realtà. Per molti è stato punto di riferimento per la difesa di alcuni fondamentali valori della vita, quali quelli della famiglia e dell’onestà.

A cura di Vito Cardaci  – giugno 1985.


I libri di Giuseppe

 

Leggi Cantu la me Sicilia

di Santi Correnti. Giuseppe Musumeci, tra Enna e Catania, e tra Catania ed Enna, ha passato la sua operosa ed ancora vigorosa esistenza al servizio del lavoro e della poesia. Nella sua poesia c’è quindi l’eco della sua operosità; c’è il ricordo dei suoi amici; c’è l’omaggio ai grandi della lirica siciliana, da Martoglio a Nicolosi Scandurra; c’è la registrazione fedele di avvenimenti grandi e piccoli, dal vagito dei suoi nipotini agli applausi per i matrimoni di parenti e di amici; c’è l’omaggio alle autorità. Ma soprattutto c’è l’amore per la sua terra, per la lingua siciliana, per la poesia nostrana, che è il motivo principale della sua vita di uomo e di artista. Ad multos, caro Musumeci, per la sua gioia e per la nostra, perché ci piace nella sua modestia e nella sua spontaneità, questa onesta e sincera voce della poesia siciliana. Con affetto, mi abbia suo. 2 giugno 1985

Leggi Cicireddi e nzuraddi

di Santi Correnti. Diceva un grande scrittore francese che lo stile è l’uomo: e chi conosce Giuseppe Musumeci lo trova tutto qui, nei suoi versi così sinceri e onesti, tutti pieni di affetti umani per familiari ed amici; con la venatura dell’umorismo, che è una dote costituzionale nei siciliani, e che gli fa scrivere cose davvero graziose come -Ci pareva fimmina- con l’ammirazione verso la propria terra, sia nei paesaggi che la rendono incantevole, sia onorando gli uomini che l’hanno resa famosa; con un senso di equilibrio che gli fa giudicare serenamente persino la propria opera poetica, con una autocritica che è segno della sua maturità. Forse le occasioni cronologiche ed episodiche che hanno generato tanta parte della sua produzione, hanno finito per appesantirlo: ma l’uomo Musumeci è fatto così, e canta il piccolo fatto familiare con lo stesso candore e la stessa onestà con cui celebra la cultura siciliana, e non soltanto quella poetica. A questo onesto e sincero lavoratore del verso, che porta nelle sue composizioni l’impegno morale e la viva speranza che gli ha fatto scrivere -Li tirreni sù gimmati- rivolgo l’augurio che i suoi versi trovino la fortana che meritano, proprio per le qualità valide e apprezzabili che li hanno fatti scaturire dal suo fervido cuore di siciliano.